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martedì 26 giugno 2012

UNO SCRITTORE AL GIORNO: DAVID LEAVITT


David Leavitt è nato a Pittsburgh nel 1961. Esordì nell’84 con «Ballo di famiglia»

Lo scrittore compra casa a Buenos Aires dove, dice  che l'atmosfera culturale lì è fantastica.

Figlio di un professore presso la Facoltà di Business della Stanford University di Palo Alto, Leavitt ha trascorso la sua infanzia serenamente con la famiglia e si è trasferito all'Est nel periodo degli studi universitari per iscriversi all'Università di Yale dove ha studiato Composizione Creativa e dove si è laureato nel 1983. Dopo la laurea si è trasferito a New York dove ha vissuto nei primi tempi con alcuni compagni di università e in seguito con lo scrittore Gary Glickman con il quale vive tutt'ora. Da New York si è in seguito trasferito con il suo compagno a East Hampton, luogo preferito di tanti scrittori di fama, e a New York si reca qualche volta per motivi di lavoro avendo mantenuto il piccolo appartamento di Glickman.
  
Si è affermato nel 1984 con i nove racconti di Ballo di famiglia (Family Dancing).
È autore di Uguali amori, Il voltapagine (da cui è stato tratto l'omonimo film diretto da Ventura Pons), Martin Bauman, La lingua perduta delle gru (da cui è stato tratto l'omonimo film), Mentre l'Inghilterra dorme (per la pubblicazione del quale è stato denunciato per plagio da Stephen Spender), Il corpo di Jonah Boyd, e numerosi racconti.



È docente di lettere inglesi alla University of Florida, dove insegna nel programma di scrittura creativa.
Leavitt ha vissuto a lungo in Italia, che è uno dei Paesi in cui la sua opera letteraria ha ottenuto il maggior successo, ed ha inserito ambienti e personaggi italiani (soprattutto toscani) nelle sue narrazioni, e in due libri sull'Italia a sulla Maremma in particolare.
Leavitt è anche uno scrittore dichiaratamente gay che ha affrontato ripetutamente la tematica omosessuale nei suoi romanzi, dichiarando: "Ho scritto quello che avrei voluto leggere quando ero adolescente, ma che nessun libro raccontava".
 La famiglia è un tema che torna sempre più spesso nel romanzo americano post-Novecento. È caro a Leavitt, dalle origini, da quando scriveva Ballo di famiglia e La lingua perduta delle gru. "La vita a Semproniano mi ha fatto capire cosa manca a noi americani. Non abbiamo una nostra Itaca dove tornare. Non c’è un luogo che valga come rifugio. La nostra famiglia è troppo allargata, sfibrata, dispersa. Siamo pieni di sorellastre e fratellastri con cui cerchiamo di fare, come si dice in Italia, bella figura. Nel mio ultimo romanzo la famiglia fa di tutto per non conservare la casa dove sono cresciuti. Diventa un’ossessione. È la ricerca disperata di un luogo dell’anima che non avremo mai. In Toscana vedevo lo sguardo degli emigranti che tornavano in paese, DICEVA TUTTO!"

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