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giovedì 12 dicembre 2019


Lusso, Eleganza e Stravaganza alla Prima della Scala che apre la Stagione con "TOSCA"


                                                                                                                                                                La prima della Scala come sempre incanta ed emoziona, anche quest’anno, l'ovazione prima che il maestro Riccardo Chailly desse il via con l'Inno di Mameli, è stata tutta per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel palco reale con sua figlia, con la presidente del Senato Elisabetta Casellati, il sindaco Beppe Sala con la compagna Chiara Bazoli, il ministro Dario Franceschini e gli altri ospiti d'onore. Applausi lunghissimi, ben 16 minuti, per la 'Tosca' di Giacomo Puccini, diretta da Riccardo Chailly, con la regia di Davide Livermore, le voci di Anna Netrebko, Francesco Meli e Luca Salsi. L'opera è stata tra le più apprezzate degli ultimi anni. Chi non era a teatro, ha potuto seguire la 'Tosca diffusa', ovvero la proiezione dell'opera in 38 location, in diverse zone della città.16 minuti di applausi con cui il pubblico ha salutato la 'Tosca' sono a "tutta la cultura italiana.


A tutte le maestranze e alla bellezza che siamo in grado di produrre.Il presidente della Repubblica, si è congratulato per tutto, complimentandosi con gli artisti. Emozionante l’allestimento del foyer, anche se per alcuni è risultato molto eccessivo. Ricco il parterre degli invitati al Piermarini, tra big della finanza, ministri e vip, meno intenso e florido il parterre rivolto alla mondanità.
Protagonista assoluta per la prima della Scala 2019 “la sobrietà e l’eleganza”: domina il nero, impera il velluto, compare il raso, rimangono contenuti gli strass e le piume, limitati a pochi dettagli. "Eleganza, solo eleganza": sembra essere questo l'imperativo che ha guidato le signore nella scelta dell'abito in una delle serate piu' importanti per la cultura ma anche per la mondanità italiana.

sabato 13 luglio 2019






                         GRAZIE MAGICA VENEZIA !!!!


Il 12-07-2019, a Venezia, nella Sala Polifunzionale del Palazzo della Regione del Veneto ha avuto luogo la manifestazione della Premiazione del Gran Premio Internazionale del Leone D’oro.
Il Premio, ormai un appuntamento della più nobile tradizione italiana che premia le eccellenze ed i talenti che hanno contribuito e contribuiscono a scrivere la Storia Contemporanea.
Presenti i personaggi più rappresentativi dell’Imprenditoria, della Politica, della Cultura, dello Sport, del Cinema che hanno dato lustro all’Italia anche all’estero.
Ospite d’onore il Presidente della Repubblica d’Albania Llir Meta.
Al nostro microfono un’emozionata Scrittrice, appena premiata, Caterina Guttadauro La Brasca
alla quale rivolgiamo qualche domanda.


Ci descriva, in breve, il suo palese coinvolgimento, possibilmente motivandocelo.

 R. Nonostante questa non sia la prima volta che mi si vede come premiata, è sicuramente però la prima in una città che tutti ci invidiano e sono molto coinvolta emotivamente perché ho la consapevolezza di ricevere un riconoscimento unico al mondo, appunto il Gran Premio Internazionale di Venezia che vanta una lunga vita, affiancando fin dal 1947, tutta la storia italiana.

Lei è una Donna di Cultura perché alla Presidenza di tanti Eventi Artistici e Letterari, Premi come questo cosa apportano alle tre categorie che raggruppano la Scrittura, l’Editoria e la Cultura Letteraria?  


R. Un Premio come il Leone d’Oro è per tutti coloro che sono coinvolti nel Mondo Letterario un incentivo a fare meglio, perché è un riconoscimento alla qualità, perché esporta la nostra immagine fuori dai nostri confini e consacra chi lo riceve tra i personaggi più rappresentativi nel suo settore.


Un periodo storico come quello in cui viviamo può essere influenzato da questo evento?

R. Certo, è un messaggio positivo per tutti perché ha un risvolto non solo culturale ma anche politico e sociale. Dimostra che il valore e la qualità premiano, aggregano e questo è basilare nella storia di qualsiasi popolo. Uniti si è più forti perché nessuno si salva da solo. Mi consenta di ringraziare il Presidente del Premio, dr. Candelaresi, il Comitato e tutti coloro che hanno contribuito alla sua riuscita.  Grazie anche a chi ci ha ospitato, la Regione Veneta e a voi Giornalisti che ne date testimonianza storica. Grazie a tutti. 




venerdì 5 luglio 2019



                                             SUA ECCELLENZA DONNA



L' Associazione Genius è l'organizzatrice della manifestazione Sua Eccellenza 2019, che si terrà a Villa Filippina nelle date 04-05/Luglio 2019, avendo come fine il riconoscimento di donne straordinarie impegnate in vari settori. Per la Letteratura sarò io ad essere premiata.
Ringrazio tutti gli Organizzatori, la dr.ssa Cinzia Mandalà. Grazie alla mia Sicilia!!


venerdì 28 giugno 2019


INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL SONCINO, LA SCRITTRICE CATERINA GUTTADAURO LA BRASCA





https://agenparl.eu/cultura-intervista-al-presidente-del-premio-internazionale-letterario-artistico-citta-di-soncino-caterina-guttadauro-la-brasca/


AGENPARL) – Soncino, 27 giugno 2019 -Domenica sera si è conclusa la tre giorni soncinese, dedicata all’Arte e alla Cultura, con un concerto nella Rocca Sforzesca della “ICHOS PERCUSSION” dinanzi ad un folto pubblico che ha ascoltato, in una sede insolita, arie di musica senza tempo.

L’inizio dell’evento è stato il 21, con una Mostra d’Arte nella Filanda, luogo storico, perfettamente restaurato. Hanno esposto Artisti di fama acclarata, con opere che sono state ampiamente presentate agli intervenuti e rimaste disponibili ai visitatori.
Il 22 la serata clou dell’Evento, che ha abbracciato la Letteratura con l’intervento di Poeti e Autori di Narrativa sia italiani che internazionali.
A seguire la ricca Premiazione delle Presenze eccellenti, spaziando dallo spettacolo alla Danza, dal Giornalismo allo Sport, dalla Moda alla Critica, alla Musica.
Ospite d’onore per la Cultura il Prof. Hafez Haidar, candidato al Premio Nobel per la pace nel 2017 e Gene Gnocchi, rappresentate della Cultura e dello Spettacolo.
Per lo Sport, ospite d’onore Oney Tapia, atleta paralimpico italiano e l’ASD A.C. Crema 1908 Calcio a 5 non vedenti. Incontriamo la Scrittrice Caterina Guttadauro La Brasca, in veste di Presidente e Madrina dell’evento.
Abbiamo intervistato il Presidente dell’incontro letterario artistico internazionale Città di Soncino, Caterina Guttadauro La Brasca.
DOMANDA. Come si può, nell’arco di soli due anni, dare vita ad un evento artistico letterario di così ampio respiro?
Caterina Guttadauro La Brasca. Oggi abbondano le manifestazioni di pseudocultura, questo va a detrimento di quella vera e si corrono rischi maggiori se si vuole offrire una manifestazione di incontri culturali e artistici che ottengano il gusto sia del pubblico che degli addetti ai lavori. Determinanti sono poi le persone che gestiscono il tutto, nel Soncino io e Aldo Gallina, in arte Jona.
DOMANDA. Perché Soncino?
Caterina Guttadauro La Brasca.  Aldo è un Soncinese che ama il suo Borgo ed io subisco da sempre il fascino della Storia e di ciò che di essa rimane. Non a caso, tutti e tre i giorni, sono stati vissuti nella parte di Soncino più antica, cioè la Rocca Sforzesca e la Filanda.
DOMANDA. Una sfida in un momento culturalmente e politicamente non facile. Quanto possono eventi di questo genere influire socialmente soprattutto sui giovani il cui interesse è concentrato sul WEB?
Caterina Guttadauro La Brasca Io caratterialmente amo le sfide e mi piace vincerle. L’intento principale è proprio quello di sensibilizzare i giovani coinvolgendoli, avvicinandoli al passato che non va mai abiurato ma aggiornato e riproposto come ricchezza comune.
DOMANDA. Quindi l’Arte non ha tempo?
Caterina Guttadauro La Brasca No, è eterna e ce la raccontano, in questo caso, le mura di Soncino, i ciottoli del Borgo, che io e Jona abbiamo scelto come sfondo di questo evento che, per tre giorni, l’ha resa capitale dell’Arte e della Letteratura.
Caterina Guttadauro La Brasca. A dimostrazione che l’Arte e la Cultura uniscono e non dividono, per abbattere barriere e dimostrare che la Pace non è solo assenza di guerra ma attenzione per l’altro, rispetto, non violenza, cura dell’ambiente e che lo stile, l’ispirazione, la Poesia, la Spiritualità sono valori di qualsiasi popolo e di qualsiasi uomo. Noi vogliamo che arrivi un giorno in cui la diversità sia celebrata e non tollerata e Soncino è una tappa nel cammino in questa direzione.
DOMANDA. Avete infatti celebrato grandissimi atleti come Oney Tapia, atleta paralimpico, l’ASD A.C. Crema1908, Calcio a 5 non vedenti.
Caterina Guttadauro La Brasca Si, come testimonianza che la diversità non distrugge i sogni se chi la vive convoglia le sue forze ed il suo coraggio in ciò che sa fare meglio. Dice Gregory Bateson: la saggezza è nel tollerare la differenza e non nel volerla eliminare.
DOMANDA. Premiate tante Donne belle e talentuose in un momento che le vede vittime quasi quotidiane della violenza. La Cultura e l’Arte aiutano a cambiare qualcosa?

Caterina Guttadauro La BrascaCertamente, abbiamo voluto premiare oltre al talento ciò che la Donna rappresenta ed il motivo per cui va rispettata e vista come elemento essenziale in tutto ciò che è fonte d’ispirazione. Quando un uomo esce da una stanza si lascia alle spalle tutto ciò che c’è dentro, una donna invece si porta appresso tutto quel che c’è avvenuto. Ecco la differenza tra uomo e donna che deve arricchire e non essere considerata una discriminante.
DOMANDA. Si è parlato e si sono proiettate delle immagini per parlare di Pace mettendo al servizio di questo grande traguardo la Cultura e Soncino.

Caterina Guttadauro La Brasca. Certo, ho voluto che fisicamente fosse rappresentata da Hafez Haidar candidato nel 2017 al Nobel per la Pace, Uomo profondamente coinvolto in questo progetto che riguarda tutti, il futuro dei nostri figli, che ha saputo non dimenticare il Libano, sua terra d’origine ed amare l’Italia come suo paese. Insegna la Pace ai giovani nelle aule universitarie, ha tradotto tutto Gibran e la Fallaci, usa la Storia nei suoi Saggi come testimonianza senza puntare il dito contro nessuno e questo è il vero senso della Parola Pace.
DOMANDA. Avete premiato Laura e Ruben Contreras, due grandi personalità argentine che hanno una valenza mondiale in questo capitolo.
Caterina Guttadauro La Brasca Si, ha ritirato il Sussurro per loro Aurora Marcillo, Ambasciatrice per un Mondo migliore. I Contreras hanno dato vita a la Cadena de la Paz, con un Congresso Internazionale che parla delle sfide per lo sviluppo della Pace e insegna come costruirla e mantenerla. Quest’anno, per l’Italia ho avuto l’onore di essere premiata ed insignita del titolo di Eslabones cioè Connettore della Pace.
Si è svolto un grande Seminario sui Diritti Umani PRESSO IL Consolato dell’Equador e una Premiazione dei rappresentati degli Eslabones di tante Nazioni. E’ la pace che Laura e Ruben avvicinano a Noi, cerchiamo di collaborare dappertutto, anche nella nostra quotidianità.
Tutto ciò che allena alla vita va incoraggiato e diffuso.
DOMANDA. Un premio dal valore simbolico ma anche artistico ed economico. Perché “Sussurro”?

Caterina Guttadauro La Brasca Un’opera di Jona, prodotta in numero limitato, prestigiosa e di grande valore anche economico. Sussurro perché, a nostro parole i messaggi forti si possono dare ed ascoltare in modo garbato, intimo, che crei empatia tra l’Autore e chi ne fruisce il significato.
DOMANDA. Abbiamo visto nomi illustri del Giornalismo, del Teatro, del Cinema, del mondo della Critica.
Caterina Guttadauro La Brasca Certo, sono tutte pagine dello stesso libro e noi abbiamo dato fattivamente prova che la Cultura ha tante facce. E’ importante capire e fare ciò in cui si crede al meglio.
DOMANDA. Riassumendo cosa ha voluto dire il Soncino?
Caterina Guttadauro La Brasca Che i migliori compagni di viaggio sono i colori, la musica, lo sport, le parole, i libri. Parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti, danno moltissimo senza chiedere nulla.
DOMANDA. Un successo sicuramente, ci rivediamo nel 2020?

Caterina Guttadauro La Brasca Penso proprio di sì, mi lasci ringraziare il sig. Sindaco di Soncino, ‘Assessore alla Cultura e la Pro Loco per averci sostenuto. Dice Albert Camus: Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.
Io credo che il Soncino stia dando un buon contributo.
DOMANDA. Complimenti Presidente a Lei e al Direttore artistico per aver concretamente dimostrato come si possa fare una sana Cultura, valorizzare la Storia e non a caso a farlo è una Donna.

Caterina Guttadauro La Brasca. Grazie, sono felice di rappresentarle tutte.



mercoledì 12 giugno 2019

         PREMIO ARTISTICO LETTERARIO INTERNAZIONALE "CITTA' DI SONCINO"


                               

lunedì 3 giugno 2019





                              TUTTI INSIEME  PER UN MONDO MIGLIORE




La Conferencia Internacional "retos para el desarrollo de la paz" tuvo lugar
Este año en Milán y se articuló en dos días: el 31 de mayo con un
Seminario de derechos humanos y 1 de junio con los premios ESLABONES
EN LA CADENA DE LA PAZ, Argentina-Europa.
Representantes de diversas naciones y personalidades de todo el
Mundo que tiene temas relacionados tales como: la paz del futuro el medio ambiente,
 La violencia sobre las mujeres, la paz y la espiritualidad en un mundo plural, la cultura y
Construyendo la paz, el desarrollo personal, trabajando en la caridad y
Servicio social, etc.
Los fundadores del premio son la abogada Laura de Contreras y el Presidente
Rubén Contreras. Organizador y representante del Embajador
Para un mejor mundo Aurora Marcillo.
Entre los ganadores de las diversas naciones, para Italia, recibió el premio
La escritora Catherine Guttadauro la Brasca, a la que pasó el testigo
El poeta y artista Aldo gallina, en el arte JONA.
El objetivo de esta iniciativa es abordar y centrar la atención de todos los
Sobre el terreno, sobre las cuestiones que pretenden lograr un bien común y
Un derecho inrenunciable lo que es PEACE.
Se ha demostrado que la paz no es sólo la ausencia de guerra, sino que es el respeto
Para otros, teniendo en cuenta las necesidades de los más débiles, erradicando la violencia en
Proteger el medio ambiente y sus características en términos de protección de la
de nuestra existencia.
Sólo Catherine Guttadauro la BRASCA ha especificado que para ser proactivo,
Debemos creer y desear firmemente la paz que, como sabemos, es más difícil
Para lograr y mantener que la guerra.
Cada uno de nosotros debe ser una parte activa de esta cadena concreta de paz, porque
No son sólo los grandes gestos los que lo potencian, sino también los pequeños esfuerzos de cada uno
 De nosotros, en su entorno de trabajo, familia, social y humana.
No es poco, porque dijo la madre Teresa de Calcuta: Si no había
Las gotas no habría océanos.
La paz no es un proceso fácil de lograr, debemos desearlo. Pero todos podemos trabajar juntos. Momentos emocionantes de los Himnos Nacionales. Gracias realmente escuchado a tutte le Personalità di tutti i Paesi ma soprattutto gli Organizzatori, Argentina ed Equador,per avermi voluta in questa meravigliosa iniziativa per incentivare e coltivare tutti i processi di Pace.Gracias a Laura e Ruben Contreras, ad Aurora Marcillo

lunedì 13 maggio 2019



Ecco la mia intervista a Giuseppe Maurizio Piscopo, uomo di grande caratura artistica e letteraria. Fattitaliani ve la racconta.


Giuseppe Maurizio Piscopo, il fabbricante di storie, a Fattitaliani: ai bambini bisogna insegnare a vivere la bellezza. L'intervista

di Caterina Guttadauro La Brasca - Una personalità molto singolare quella che ci apprestiamo ad incontrare oggi. Un “fine”letterato  divenuto tale per avere saputo cogliere in ogni esperienza della sua vita il senso intrinseco dell’umanità vera. Il suo vissuto ha avuto tanti palcoscenici, dalla strada, grande maestra di vita ai bistrot di Parigi, all’America dove andò con tanta speranza e tornò con tanta esperienza.

Giuseppe Maurizio Piscopo ha scritto libri, canzoni, ha composto musica, usando tutto il potenziale che gli è stato regalato dai luoghi, dalla loro storia, dalle persone che ha incontrato, dalla meravigliosa terra di Sicilia, vanto che condivido con lui. 
Ma diamogli voce per capire come ogni contatto con le persone, con gli oggetti, con i posti ed i luoghi può diventare un mezzo educativo, perché anche questo Lui è: un pedagogista.                                                                  

Tu vivi in una parte d’Italia che tutto il mondo ci invidia. Cosa ti rende orgoglioso di essere un Siciliano?
Appartengo ad una storia millenaria quella della Sicilia, appartengo ad una generazione che ha sofferto, che ha svolto tanti mestieri che ha girato il mondo che ha conosciuto il dolore e la sofferenza. E come ha scritto Victor Hugo: “Più grande è il dolore più grande è il vivere”.
Tu la sua Poesia la vivi quotidianamente, guardandoti attorno, dipingi con le parole la bellezza di ciò che ti circonda e rimani ancorato alla realtà, all’apprezzamento per la vita, ai suoi valori fondanti.  La loro conoscenza ti permette poi di conquistare la realtà e aspirare al sogno. È cosi?
Ai bambini bisogna insegnare a vivere la bellezza e a salvare l’ambiente. Noi viviamo in un mondo brutto, certe volte crudele. Per sopravvivere in una città come Palermo spesso mi estraneo con la musica, con la poesia leggendo e scrivendo dei libri. Gli interessi del denaro, della popolarità non mi interessano. Certe volte mi allontano dalla realtà e vivo in un sogno: in un mondo tutto mio fatto di piccole cose. Mi basta suonare la fisarmonica con le musiche del mondo, per viaggiare con la mente ed essere felice.
Ogni poesia è un viaggio che tocca paesaggi, frontiere, percorsi, mete visibili e invisibili. Verso l’altro, l’altrove, l’oltre. E alla fine del viaggio, cosa deve esserci a parer tuo?
Alla fine del viaggio c’è il sogno, la poesia, la voglia di far del bene, di abbracciare gli altri di qualsiasi colore siano, di aiutarli con tutte le forze, sempre. Il mondo non si costruisce con i ponti ed il filo spinato. Già abbiamo visto cos’è successo con le ultime guerre. Certe ferite con la Germania non si sono ancora rimarginate. Si sta bene quando tutti stanno bene, il malessere di uno si riflette su tutti gli altri.
Nello studio umano che c’è alla base di ogni tua opera c’è un particolare sguardo ai bambini e riesci a carpirne l’attenzione facendo leva su qualità meravigliose di cui siamo depositari da piccoli e che, crescendo, purtroppo perdiamo. Cosa ti affascina, perché tanto amore per loro?
“Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose”, ha scritto Antoine de Saint Exupèry ne Il Piccolo Principe. I bambini sono l’altra faccia del mondo. Sono molto più avanti dei grandi. Gli adulti hanno un mondo fatto di piccinerie, sogni piccini mentre i bambini pensano in grande e tolgono i grandi dalle difficoltà. Se il mondo fosse fatto di bambini non ci sarebbero guerre ho scritto nel libro: Le Avventure di Lino Panno.
Mi puoi raccontare del libro per bambini Le Avventure di Lino Panno Qanat Edizioni?
Ho scritto questo libro composto da 31 storie dedicandolo a tutti i bambini che ho conosciuto e a tutti i maestri italiani con i quali ho lavorato, in genere ho lavorato solo con maestre, nella mia scuola sono rimasto da solo. Con questo libro volevo richiamare l'attenzione affinché non scompaia la figura storica del maestro nella scuola italiana. Ho conosciuto tantissimi bambini e ogni volta che ne abbraccio uno ripercorro tutta la mia vita. A loro è dedicato questo libro che meriterebbe di essere più conosciuto. Sarà il primo dei cinque libri sul maestro Lino Panno.  
Tu hai fatto tanti mestieri ed è come aver vissuto tante vite: sei stato un barbiere, sei un suonatore eccelso di fisarmonica, hai conosciuto la piccola aggregazione di un paese siciliano ma anche la vastità della città americana, la melanconia dei vicoli, delle arie di Parigi mentre pioviggina ed il bateau-mouche risale la Senna.  Scrivevi già allora e come pensavi al tuo futuro?
Ho scritto sempre sin dalle scuole elementari. Sono nato in un paese difficile ed amaro. Un paese respingente, di violenza e sopraffazione. Qui ho conosciuto la durezza della storia e la veemenza dei sentimenti. Ad un certo momento della mia vita ho pensato di trasferirmi a Parigi come unica culla possibile, incarnando la figura del bohèmien come ha scritto il critico letterario Salvatore Ferlita. A New York ho voluto ripercorrere il viaggio degli emigranti ed ho acquistato la fisarmonica della mia vita da un barbiere siciliano Frank Castelli per il costo di 350 dollari, storia che ho raccontato nel libro Musica dai saloni (intervista di Fattitaliani).
Per certi aspetti conoscerti fa riesumare alla memoria una storia che tutti conosciamo: “Il Piccolo Lord” perché in essa vincono i buoni sentimenti: la bontà sulla cattiveria, il perdono sull’arroganza e l’amore sull’odio. Cosa sei andato a cercare in America e da cosa volevi allontanarti?
In America cercavo le radici della mia infanzia. Molte persone del sud e di Favara in particolare sono partite alla ricerca di fortuna per la lontana Merica, quando i migranti eravamo noi, quando non conoscevamo una parola di italiano, né una di inglese ma applicando alla lettera quel proverbio siciliano che così recita:” Cu avi lingua passa u mari”, di mare ne passammo tanto, attraversammo l’oceano.
Mi sento di ripetere una frase di Gesualdo Bufalino: “Non sono complicato, ma contengo una dozzina di anime semplici insieme”. Può essere il tuo caso?
Ho conosciuto ed apprezzato molto lo scrittore di Comiso. Mi ritrovo in questa espressione ed anche in un’altra, quando rispondendo alla domanda pungente di un giornalista che chiedeva chi avrebbe sconfitto la mafia in Sicilia, lo scrittore ha risposto così: “Un esercito di maestri elementari un giorno sconfiggerà la criminalità di questo nostro Paese”.
La tua formazione letteraria è invidiabile, sei cresciuto in un contesto letterario che il mondo ci invidia: Sciascia, Bufalino, Buttitta. Come sopravvive il loro pensiero nella Sicilia di oggi?  
Penso che in Italia ci sia una grandissima attenzione per la Cultura e per i nostri grandi scrittori. Un indegno ministro della pubblica istruzione si è permesso di togliere dalle Antologie i grandi scrittori siciliani. Questo fatto la dice lunga sulla considerazione che i politici hanno della Cultura del Sud e della Sicilia in particolare, dove i ministri vengono a raccattare i voti per essere eletti a Roma e un minuto dopo essere stati eletti vanno in Tv ad umiliarci e raccontano una Sicilia non vera che invece si dovrebbe ribellare ogni giorno.  
L’insegnamento è un impegno a cui tu tieni in modo particolare, hai fatto centinaia di incontri con giovani studenti. Cosa hai portato con te da questi incontri e cosa pensi dei bambini di oggi? Sono più felici di quanto lo siamo stati noi?
I bambini di oggi sono molto sensibili e problematici. Possono insegnare tante cose agli adulti. Hanno un grande senso dell’amicizia, dell’ospitalità, della giustizia e non sono assolutamente razzisti. Accettano tutti con grande dignità e soprattutto sono molto saggi. Spesso mi chiedo se un maestro debba educare prima i bambini o i genitori? Non sarebbe sbagliato avere i genitori una volta al mese in classe per educarli e istruirli insieme ai loro figli.
Qual è la salute della Cultura siciliana oggi?
C’è vivacità, confronto. In città ogni giorno si presentano molti libri alla presenza degli Autori, le scuole sono vive e fanno un lavoro encomiabile, in città i registi vengono a girare molti film e a discutere. La Sicilia in parte mostra grande vivacità culturale, poi persistono sacche di disoccupazione giovanili, altri sono costretti a studiare al nord per trovare prima un lavoro. E vi sono problemi di sopravvivenza, mancanza di alloggi e molti vivono alle soglie della povertà.
Che nesso c’è tra comporre un’aria e suonarla con la tua fisarmonica, scrivere un romanzo, una poesia, fare un dipinto? Cos’è per te l’Arte?
L’Arte è la vita. La ragione di esistere. Sì, per me è tutto legato. Ogni volta che scrivo un libro compongo una musica con lo stesso titolo per avvicinare e raccontare al pubblico alla storia senza l’uso delle parole. E funziona, quando uno vuole andare oltre, quando le parole non bastano mi viene in aiuto la fisarmonica, la porto sempre con me. Una delle cinque fisarmoniche la tengo in classe e la utilizzo come un sussidiario con i bambini per raccontare le storie del mondo e per raccontare tutto quello che non si trova nei libri di testo che sono stati disossati resi inerti e insignificanti, proprio per non farli pensare e per non avere un pensiero critico contro il potere dominante.
Quale fu il primo libro che hai letto? E quello che stai leggendo?
Ho letto Le avventure di Pinocchio di Collodi. Alla biblioteca Mendola di Favara dove trascorrevo buona parte del mio tempo. A casa mia non c’erano libri. Non li potevamo comprare e poi nel mio paese c’erano solo negozi di armi e nessuna libreria.
Se potessi invitare a cena un personaggio di oggi o del passato chi sceglieresti?
Inviterei Federico Fellini un grandissimo regista che stavo per intervistare quando collaboravo ai programmi della Rai siciliana nella sezione radiofonica. Avevo letto molti libri su Fellini prima di realizzare l’intervista telefonica, poi si è ammalata la moglie Giulietta Masina ed il regista mi ha detto che non era più il caso. L’avrei invitato a cena per ringraziarlo per quello che ha dato al mondo con i suoi film. C’è chi racconta con la penna, chi con le fotografie, chi con la musica. Fellini ha raccontato il mondo italiano con la macchina da presa. I suoi film sono dei capolavori: da La Dolce Vita, Amarcord, La città delle donne, Le notti di Cabiria, Ginger e Fred. Per me Fellini è stato straordinario nella scelta delle immagini e soprattutto delle musiche con Nino Rota prima e con Nicola Piovani. Se un giorno realizzerò un film con Rosario Neri lo dedicherò a lui.
Cos’è per te la Fede e in che cosa la ritrovi?
Io credo in Dio e nei bambini. La fede l’ho scoperta in un viaggio ad Assisi nella città di San Francesco. Per me la fede è la speranza che tutto quello che facciamo non è perduto, che non si perderà nemmeno quando non ci saremo più. La cosa importante della vita è agire e fare del bene a tutti e saper chiedere perdono degli errori che facciamo.
Parlaci della “Sicilianità”, in che cosa la ravvisi?
La Sicilianità è fatta di tante cose. Dal clima alla cucina, ai dolci, dal dialetto all’uso di parole che non si usano più, è fatta dei rapporti tra le persone, delle tradizioni che ancora rimangono. Se nel mio paese dovessi dire ad un amico mettiamo per iscritto un accordo verbale quello si offenderebbe a morte e non mi saluterebbe più. La parola vale ancora tra le persone soprattutto a Favara.
L’Associazionismo dovrebbe essere un’esperienza che aggrega, quindi che unisce sinergie. È così in Italia o c’è ancora della strada da fare per superare la competitività?
L’Associazionismo è un’esperienza molto positiva che ha bisogno ancora di crescere e che può dare i suoi frutti nella ricerca di lavori alternativi per i giovani e non solo. Il mondo è cambiato, le esigenze della società sono cambiate e quindi bisogna inventare nuovi lavori che occorrono, dal sarto al meccanico, dall’idraulico al barbiere. A Milano ho visto le sarte cinesi e i barbieri turchi. In alcuni paesi della Sicilia mancano i barbieri e la loro musica.
Progetti in itinere o appena portati a termine?
Il 1° giugno all’Auditorium della Rai di Palermo insieme alla Compagnia popolare favarese gruppo storico che ha 50 anni di attività presenterò lo spettacolo: “Le musiche dei barbieri 10 anni dopo”. Il 20 giugno sarà pubblicato un libro per i tipi di Spazio Cultura con le fotografie di Angelo Pitrone dal titolo: “Favara storia di una rigenerazione possibile” con un mio testo, uno di Salvatore Ferlita,  uno di Armando Sichenze e un testo di Andrea Bartoli. Infine, a breve acquisterò un Lapa Porter a quattro ruote per girare la Sicilia e portare i libri e le mie storie ai bambini accompagnandoli con tre note della più antica fisarmonica della Sicilia.
Grazie per averci regalato un momento di incontro che ci ha fatto capire che ciascuno di noi è frutto delle proprie radici, che vivere significa curarle e trasmetterne il seme ai piccoli che saranno il nostro domani. Chiudiamo con una frase del nostro amato Pirandello:
“Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo”.

Caterina Guttadauro La Brasca

mercoledì 8 maggio 2019

Incontriamo la scrittrice Caterina Guttadauro La Brasca. “Scrivo sempre con l’intento di dare a chi legge la possibilità di trovare in quelle pagine una sua verità”


Caterina Guttadauro La Brasca
Caterina Guttadauro La Brasca, una siciliana trapiantata a Bologna da 42 anni, sposata, è madre di una figlia medico psicoterapeuta. In una stagione della vita in cui, di solito, si tirano i remi in barca, lei comincia a scrivere di narrativa. Parla di sentimenti, di costume, di tradizioni e soprattutto di donne. I suoi libri: La Barriera invisibile, Silenzi d’amore, La Vita appesa ai muri, La voglio gassata. Libri pluripremiati, due premi per tutti: Il Premio alla Cultura a Parigi e la Medaglia del Senato della Repubblica Italiana. Leggerla è vivere le sue origini, quindi la sua sicilianità.
Quali messaggi contengono i tuoi libri?
Non credo di essere autoreferenziale se dico che i miei libri raccontano la vita, perché questo sono l’amore, il dolore, la morte, l’amicizia, la maternità, la malattia. Scrivo sempre con l’intento di dare a chi legge la possibilità di trovare in quelle pagine una sua verità.
C’è un libro al quale ti senti più legata e perché?
Per ovvi motivi La barriera invisibile perché c’è profumo di Sicilia in ogni sua pagina, c’è il mio vissuto, ci sono tante barriere che mi hanno rubato tanta vita ma che mi hanno anche dato l’opportunità di conoscermi e diventare più forte. Si, perché tutto, anche il dolore ha una sua positività.
Hai scritto: “I libri sono come i figli, li facciamo ma non ci appartengono, sono di tutti perché ognuno trova in essi la sua verità”… 
Penso che sapere scrivere sia un dono e che siamo fortunati ad averlo ricevuto. Proprio per questo abbiamo una grande responsabilità, perché con le nostre parole veicoliamo dei messaggi che possono essere non capiti o addirittura fraintesi. Uno scrittore non giudica, racconta e poi regala ciò che scrive. Come dice Alda Merini, tratteniamo per noi i sentimenti da cui sono scaturite quelle opere. Il mio ultimo libro “La voglio gassata” è un libro solidale che racconta una storia vera, di una donna, oggi mia cara amica, che ha affrontato per ben due volte il cancro e lo ha sconfitto. Il Prof. Mandelli mi ha dato l’onore di apporre il Logo nazionale dell’A.I.L. sulla copertina per il messaggio positivo del libro. Ecco cosa mi piace, aiutare chi è in difficoltà a non smarrire i suoi sogni.
Che ruolo hanno  avuto i libri nella tua vita?

Caterina
Il ruolo che hanno sempre: formativo. I libri sono, a parer mio, una finestra sul mondo, sono un’occasione da cogliere per conoscere, comprendere e comunicare.  
Qual è il primo libro che hai letto?
“Piccole Donne” della Alcott. Mi schiuse le porte dell’universo femminile, mi incontrai per la prima volta con il valore della solidarietà, i rapporti tra sorelle, il dolore della malattia e della perdita, il dramma della guerra, la volontà di essere utili e di aspettare un padre che forse non tornerà. In un parola conobbi il senso di “Famiglia”.
Quando inizia la tua passione per la scrittura?
Forse è nata con me. Fin da piccola ho amato lo studio e, quindi, la scuola. Prediligevo le materie letterarie ed eccellevo in latino, italiano e filosofia. Feci le superiori a Termini Imerese, le Magistrali presso il Collegio di Maria e, avendo superato l’esame di ammissione, entrai a Palermo nella Facoltà di Storia e Filosofia. Non mi laureai perché i miei genitori ritenevano la città un luogo di continue tentazioni, soprattutto per una ragazza piacente e di buona famiglia. E’ il caso di dire che sono stata, con mio grande dolore, tradita dalla bellezza e dalla nobiltà.
Qual è il ruolo dello scrittore nella società di oggi?
Quello di sempre, di comunicare, di non smarrire mai la curiosità che è il carburante della mente, di essere onesto con se stesso e di non cedere a nessun compromesso.
Cos’è L’Anfora di Calliope? 
L’Anfora di Calliope è un Concorso Letterario giunto, quest’anno, alla quinta edizione, adesso Internazionale. Prende nome dalla Musa della Poesia Epica, Calliope appunto, come sa chi ha fatto  studi classici. La Premiazione si svolge ad Erice, il Bando in questo momento è aperto; la Poesia è declinata in tutte le sue forme, anche quelle dialettali. Il suo ideatore ed organizzatore è Giuseppe Vultaggio, Poeta Trapanese di talento. Io sono stata e lo sono, anche per questo anno, la Presidente di Giuria e mi fa piacere avere contribuito alla sua crescita qualitativa, soprattutto nei contenuti. Diamo la possibilità a chi scrive di misurarsi con gli altri e di veicolare le proprie emozioni. Il nostro successo più grande è la gratitudine manifestata dagli Autori stessi per aver ben curato le loro opere e averli fatto sentire a loro agio.  Dallo scorso anno abbiamo aggiunto altri tre giorni di presentazioni di libri nelle Scuole di Trapani e nelle biblioteche. Ci piace coinvolgere i giovani ed invogliarli  ad imparare perché, non dimentichiamo, essi sono il nostro futuro.

Perché in Italia i premi  letterari vengono assegnati sempre alle stesse Case Editrici più importanti?
Perchè, come succede quasi sempre, il riconoscimento viene associato al potere. Così ci sono tantissimi scrittori, i cui scritti vivranno in un cassetto e altri che, sostenuti adeguatamente, si affermeranno e magari entreranno nella storia della Letteratura.
Sei nata in Sicilia ma vivi a Bologna cosa ti manca della Sicilia?
Bologna è, come tante altre, una città le cui bellezze sono a portata di occhi e di penna. E’ una città che ha conservato il sapore del paese, questo la rende aperta a tutti. E’ una città molto vissuta perché offre molto soprattutto in ambito culturale, sociale ed universitario. Non trascura le categorie più deboli ed è ricca di iniziative aperte anche ai meno abbienti. Oggi non saprei vivere altrove.  La Sicilia è dentro di me, è la mia infanzia, la mia giovinezza, le strade acciottolate, il profumo del pane caldo, il sapore del brodo della domenica, il primo amore, il viso di mio padre, l’abbraccio di mamma che mi rimboccava le coperte, la voce del lattaio che mungeva le capre davanti l’uscio del palazzo… Sono le mie radici che non smarrirò mai e che dovunque io sia andata mi hanno fatto sentire una trapiantata.
Riavvolgendo il nastro della tua vita: rifaresti le stesse scelte che hai fatto?
Molte si, ma non tutte. L’importante è averle vissute e fatto patrimonio della nostra storia personale. Mio padre, ricordo, diceva: Si dovrebbe nascere due volte trascurando il fatto che si farebbero comunque errori diversi dai precedenti.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?



Sto scrivendo, assieme a mio marito, un libro che è una via di mezzo tra il romanzo ed il saggio. Narra la storia di 4 fratelli, dispersi dai venti della guerra nel mondo, delle loro famiglie , della loro capacità di aver servito la Patria con onore  e salvato i legami profondi di una Famiglia fortemente voluta. La Storia umana e politica quindi che ha cambiato i destini del mondo, ma nulla ha potuto sull’Amore, ingrediente fondamentale che fa vedere nell’altro il fratello e non il nemico.

martedì 16 aprile 2019







                                                 FRANCO  FRANCHI: MIO PADRE


Ecco il Link per visionare e leggere la mia intervista, pubblicata su FATTITALIANI, a Massimo Benenato, figlio del Grande Franco Franchi.



lunedì 8 aprile 2019



Alessandra Bonarota, il talento italiano a Parigi. L'intervista di Fattitaliani

di Caterina Guttadauro La BrascaOggi  Fattitaliani incontra un’attrice che, oltre al talento e all’evidente bellezza, possiede una dote rara: l’umiltà. Così se il suo lavoro le dona visibilità, conoscendola si ha la percezione di avere dinanzi una persona che non ama esibire le sue qualità, elogiarsi, anche se lo spettatore arriverà da solo, vedendola in scena, a valutarla.

Alessandra ha iniziato la sua carriera a Roma, come fotomodella e le sue prime foto furono realizzate nel 1987  dalla fotografa Alberta Tiburzi.
Apparve così nei più bei servizi di moda per la pellicceria Annabella di Pavia, Amica, Vogue etc.
Cominciò a frequentare dei corsi di teatro, dimostrando così un orientamento ben preciso nel mondo dello spettacolo.
Il primo film, degno di rilievo, in cui appare è “Caramelle da uno sconosciuto” di  Franco Ferrini(1990), prima di ottenere il suo primo ruolo importante nel film “Ordinaria sopravvivenza” di Gianni Leacche.
A seguire un piccolo ruolo in “Al di la delle nuvole” di Michelangelo Antonioni nel 1992, la serie televisiva Piazza di Spagna, La Maschera del demonio, quindi “Gioco di specchi”di Sanchez, a Barcellona, finchè nel 1994 approda a Parigi che diventerà la sua seconda Patria.
Qui incontra l’uomo che diventerà il suo compagno, dal quale ha una figlia Juliette. Lavora in diverse serie televisive, appare nella famosa serie “Dix pour cent saison” realisateur Cedric Klapisch, gioca il ruolo dell’ italiana sex nella serie “Nos   chers voisins”. La vediamo ancora nella serie “Collection” dove interpreta una contessa italiana. Ritorna ancora in italia per lavorare vicino a Sophia Loren nel film “La voce umana” realizzato dal figlio Edoardo Ponti e che sarà premiato a Cannes, sezione Cannes Classic 
Ancora tanti impegni la portano a vivere a Parigi. Viene scelta nel ruolo di Clitemnestre in “Ephigenie en Tauride” direzione artistica Krzysztof Warlikowski 
D. Alessandra, com’è avvenuto il Suo incontro con la recitazione, anche per lei come dicono tante sue colleghe, è accaduto per caso?
Ero affascinata dal cinema fin da piccola. Quando accompagnavo mia madre al cinema, per vedere i film di Bonuel oppure quelli di Resnais, Sergio Leone, mi emozionavo, mi piaceva sentirmi avvolta da immagini, colori, sentimenti, sentivo già la voglia di vivere anch’ io in quel mondo fantastico 
D. Immedesimarsi sempre in personaggi e ruoli diversi, non si rischia poi di confonderli con ciò che si è veramente?
Sperimento dentro di me, nella mia memoria esistono tanti ruoli, lavoro sull’  immaginario e e mi confronto con ciò che sento nel mio profondo. Mi chiedo sempre: se vivessi quello che vive il ruolo, come reagirei io? Questo e` il lavoro interessante di un attore, la ricerca dentro di se,  questo è quello che mi interessa, non mi confondo, lo vivo.
La ricerca di un personaggio  viene dalle esperienze dell’attore, come cita Lee Strasberg p.86 a Dream of Passion. Si sperimenta il lavoro dell’attore su se stessi ed il lavoro dell’ attore sul  ruolo. La tecnica dell’ actors studio insegna a essere, non sembrare. 
D. Il grande EDUARDO disse che con la tecnica non si fa il teatro, si fa il teatro se si ha fantasia è così?
Certo vero! Avere un vasto immaginario è fondamentale.
D. Cosa prova prima di uscire sul palco?
Un forte battito al cuore che mi porta ad essere presente a me stessa.
D. Cosa preferisce tra il  teatro ed il cinema?
Mi piace lavorare sia nel cinema che in teatro Il cinema e fantastico e bellissimo vivere questa sensazione illusoria  il teatro ti mette in riga, ti riporta ad essere con i piedi per terra
D. Si sente più italiana o parigina? Cosa pensa dei rapporti difficili che queste due nazioni hanno avuto in questi ultimi tempi?
Mi sento italiana quando sono in italia e francese quando sono a Parigi direi che sono Europea,io sono contro la violenza e contro le discriminazioni razziali. Penso che l’ Europa dovrebbe essere più solidale e collaborare con gli Stati Uniti. Spero che un giorno le religioni non saranno più motivo di odio ma di scambio.  Mi rendo conto che questa è un’ epoca in cui la gente ha paura e pensa di potersi proteggere chiudendosi all’altro senza invece sapere che la vita deve essere in  armonia e rispetto con il prossimo. Senza questi valori la natura si ribella, ci sono dei segnali che devono farci riflettere. E’ nostro dovere proteggere questo mondo meraviglioso dall’ inquinamento, dalle guerre e dall’ odio. 
D. Sappiamo che sta lavorando in teatro portando sulle scene una piece che parla di violenza sulla donna, argomento, purtroppo, molto attuale. Gradiremmo che lei ce ne parlasse un po' diffusamente, dicendoci il suo punto di vista come donna.
Ogni giorno ci sono donne che subiscono violenza nonostante siamo un paese che ha lottato per l’emancipazione femminile. Siamo riuscite con tante lotte ad emanciparci ma credo che quello che si è conquistato con tanta fatica potrebbe essere perso facilmente. Quindi bisogna continuare a lottare per far valere i nostri diritti Si sto lavorando in uno spettacolo teatrale, con la compagnia Sans Sommeil in “Violences conjugales” messa in scena Di Danielle Gabou. interpreti Alessandra Bonarota Codrina Pricopoaia Danielle Gabou Maud Casari kaorie Suzuki Marina Cappe Matilde Marmeuse Mawen Noury et Rosalyne Geslot. Sono 9 attrici che interpretano le testimonianze di 9 donne che hanno subito violenza dal proprio compagno. A Parigi verrà presentato il 5/6/7 aprile Musee de l’ Homme 17 place du Trocadero 75016 Paris
D. Impegni futuri o sogni nel cassetto?
Tra i tanti sogni che ho mi ipiacerebbe lavorare con Maiwenn, Jacques Audiard, Gilles Lellouche vValerireDonzelli Bertrand Bonello in Italia con Sorrentino Ferzan Ozpetek Cristina Comencini ed essere una brava madre. Impegni futuri uno spettacolo in teatro, a Roma. 
L’attore quindi, nel portare in scena un personaggio ha una sua responsabilità come chiunque lancia, con le sue opere, un messaggio.
Uno spettacolo è un’isola dove lo spettatore si rifugia per vivere situazioni diverse dalla sua realtà e può scoprire che la realtà rappresentata gli è più congeniale di quella personale.
C’è una frase di un grande attore, scomparso da poco che ci piace, con l’occasione, citare, Pino Caruso: Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza.
Grazie Alessandra e, auurandoci di vederla presto nei teatri italiani, come dicono i nostri cugini francesi, Bonne chance! 

Foto di Jean-Luc Petit

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