

Il 20 Marzo è la giornata mondiale della felicità. Basta regalare un fiore per rendere felice qualcuno?
La felicità è nel nostro DNA o dobbiamo rincorrerla con uno stile di vita che contempla i dolori e le gioie, non temendo la morte, non lottando per traguardi irragiungibili?
Queste domande sono vecchie di secoli, dal filosofo tedesco Schopenhauer al grande pensatore greco Epicuro. Migliaia di libri affrontano il problema, film, canzoni, romanzi hanno come tema questa parola.
Essa è il fine ultimo della nostra esistenza ma nessuno di noi ha le idee chiare in materia.
Il Bhutan, un piccolo paese dell'Asia, ha introdotto l'indice di felicità interna o Fil (felicità interna lorda).

C'è una letteratura ricchissima su come misurare la felicità al punto che un film pluripremiato, l'economia della felicità, dimostra che il nostro modello di crescita basato sulla prosperità, ha determinato un degrado ambientale, spirituale e sociale.
Questo accade perchè all'aumento della ricchezza oggi corrisponde una povertà dei rapporti umani.
Pensiamo sempre che ci manchi qualcosa ma una corposa evidenza scientifica ci spiega che siamo cosi malridotti non perchè ci manchi qualcosa ma perchè abbiamo impoverito le nostre relazioni con gli altri.
Allora ci buttiamo dentro fumo, alcol,shopping, il nostro tempo libero lo convertiamo in tempo-lavoro e rinforziamo il sistema economico che ci sta spolpando.
Appare evidente che felici si diventa non si nasce e forse facendo meno, desiderando meno e tornando a leggere Epicuro.
Caterina
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